L’Umbria del Vino 2025: il concorso enologico regionale. Berioli e Montemelino i nostri vincitori

Il vino è la voce di una terra che parla attraverso il suo sapore, il suo profumo e il suo colore.Bevi un vino e bevi la sua terra. Un viaggio sensoriale alla scoperta di paesaggi, tradizioni e storie che in Umbria si intrecciano da secoli.Ogni calice che solleviamo è il frutto di passione di e una connessione che va oltre il raccolto: è il cuore dell’Umbria in ogni sorso. L’Umbria del Vino è l’unico concorso enologico regionale riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali dedicato ai vini prodotti nella nostra Regione. Un evento che celebra l’eccellenza vinicola di una terra straordinaria, dove ogni calice racconta storie di passione, tradizione e innovazione. Un viaggio tra sapori unici dove il vino non è solo un prodotto, ma un’esperienza da vivere e condividere. Un viaggio che vuole portare il nostro straordinario patrimonio enogastronomico sulle tavole del mondo, accendendo una luce sulla bellezza dell’Umbria e favorendo un turismo che sappia immergersi nella nostra terra, respirarne l’essenza e gustarne le eccellenze. Questo concorso, arrivato quest’anno alla sua quarta edizione, è dunque un omaggio al talento e alla dedizione delle nostre piccole e medie realtà che plasmano un’identità unica, capace di incantare i palati e di nutrire l’immaginario dei consumatori. Ne troviamo conferma nelle parole del Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, secondo cui l’intento del concorso è proprio quello di creare uno strumento che possa contribuire a favorire la conoscenza e l’apprezzamento dei nostri vini da parte dei consumatori e gettare le basi per rafforzarne la presenza nei mercati nazionali e internazionali. Un percorso volto quindi alla valorizzazione dell’attività delle cantine umbre che si stanno caratterizzando per la grande vitalità nel settore enologico nazionale, consapevoli del fatto che la diffusione del patrimonio enogastronomico di eccellenza del territorio, di cui il vino è componente essenziale, costituisce una spinta allo sviluppo del turismo che possa esprimersi anche attraverso forme capaci di generare un coinvolgimento legato a fattori emozionali come l’enoturismo.Gli stessi addetti ai lavori indicano la nostra regione come un territorio che, seppur di piccole dimensioni, ha saputo organizzare un’offerta di qualità che nulla ha da invidiare a quanto presentato da realtà più grandi e celebri. I premi del concorso e i pareri della commissione Il concorso prevede le seguenti categorie di prodotto: vino bianco, vino rosso, vino rosato, vino spumante di qualità, vino frizzante, vino dolce.Oltre ai vincitori di categoria, il concorso premia l’eccellenza del vino umbro con altri tre riconoscimenti speciali: Premio Giovane Imprenditore, per il produttore under 40 con il vino dal punteggio più alto; Premio Impresa al Femminile, per l’azienda a guida femminile con il vino più premiato; Premio Vino Biologico, riconoscimento al miglior vino bio certificato in gara. A partire dal 22 Gennaio, enologi, sommelier e giornalisti enogastronomici hanno dunque assaggiato i prodotti delle cantine umbre, espressioni di tutto il territorio regionale. La Commissione di degustazione, composta da 7 membri e guidata dal Presidente di AssoEnologi Riccardo Cotarella, ha espresso le valutazioni su apposite schede secondo il metodo di analisi sensoriale “Union Internationale des Oenologues”. Ma quali sono state le prime impressioni durante le sessioni di degustazione?Secondo l’enologo Maurilio Chioccia, membro della commissione, è un’Umbria che cresce: c’è più consapevolezza nella produzione, nella conduzione della vigna e nella preparazione dei prodotti, tutti aspetti che porteranno la nostra regione ad avere più successo sul mercato negli anni futuri: pur trovandoci in un momento storico un po’ particolare nei consumi, laddove c’è qualità essa sarà premiata e riconosciuta. Francesca Granelli, giornalista enogastronomica, sottolinea come la posizione del vino umbro nel panorama nazionale abbia recentemente registrato un’enorme crescita, in particolare nell’epoca post-covid, legata al maggiore interesse del turista nei confronti dell’enogastronomia e dei prodotti tipici; ed è proprio questa tipicità il punto di forza della nostra produzione regionale. Di ampio respiro territoriale è il parere è l’AIS, per voce di Pietro Marchi, presidente regionale dell’Associazione Italiana Sommelier: un vino, quello umbro, che rispetta sempre di più, oltre al livello qualitativo molto alto, la richiesta attuale del mercato che chiede dei vini più semplici, di minore struttura e più facili da bere. Federico Sisti, Segretario Generale della CamCom dell’Umbria, conferma come il vino umbro sia un testimonial perfetto per il nostro territorio, il frutto del lavoro dei viticoltori capace di rappresentare al meglio questa meravigliosa regione. Il concorso L’Umbria del vino è una preziosa opportunità di confronto a cui possono partecipare tutti i produttori umbri, non tanto per individuare chi è il migliore, quanto per aumentare la qualità. Pier Paolo Chiasso, enologo e winemaker dell’anno 2025, evidenzia come il vino sia da considerarsi inoltre come un vero e proprio ambasciatore che racconta i territori in cui viene fatto: in questo senso non è più solo una bevanda che rallegra le nostre tavole, ma un elemento dall’alto valore culturale. I soggetti promotori del concorso L’edizione 2025 dell’Umbria del Vino è promossa dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura dell’Umbria, in collaborazione con la Regione dell’Umbria, l’Associazione Strade del Vino e dell’Olio dell’Umbria, Coldiretti Umbria, Confagricoltura Umbria e Cia Umbria, il 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria e Confcooperative Umbria. CHI SONO I NOSTRI VINCITORI Tra le oltre 50 cantine partecipanti e i 160 vini presentati, nel corso della conferenza stampa del 28 Febbraio sono stati comunicati i nomi dei vincitori per l’anno 2025: tra le nostre cantine associate ci sono Berioli (Magione) e Montemelino (Tuoro sul Trasimeno)! I vini sono stati svelati durante la cerimonia di premiazione dell’11 Marzo: “CRISTINA” Metodo Classico Pas Dosé, Cantina Berioli2° Classificato Categoria Spumanti di QualitàUn vino spumante di classe per festeggiare ogni occasione importante.• Vitigno: Chardonnay (100% Blanc de blancs)• Colore: paglierino brillante, perlage fine e persistente. • Profumo: al naso esprime delicate sensazioni di lievito e crosta di pane, frutta tropicale a polpa gialla e una leggera nota floreale. • Gusto: al palato presenta una piacevole freschezza in perfetta sinergia con l’elegante mineralità. Spuma avvolgente e vellutata. Piacevolmente equilibrato con finale energico e leggermente sapido.• Gradazione alcolica: 12,5% vol.• Abbinamenti consigliati: ideale
Premio Letterario “Racconti intorno al Vino” 2025͏
Amanti della lettura e del buon vino, ecco un concorso letterario che fa al caso vostro! Iscrizioni fino al 30 aprile e 5 premi a disposizione. Al via la quinta edizione del concorso letterario “Racconti intorno al vino”, indetto dall’Associazione Nazionale Città del Vino.Dopo il successo delle passate edizioni, 5 saranno i premi a disposizione per l’anno in corso. Il concorso si pone come sempre l’obiettivo di promuovere, attraverso la scrittura, la cultura del vino e il racconto dei territori e dei loro personaggi che di questa cultura sono i custodi.Il fil rouge 2025 sarà “La migrazione italiana in Italia e all’estero: storie di vini e di persone“. Moltissimi sono i personaggi che una volta emigrati all’estero hanno creato aziende e prodotto vini eccellenti dall’altra parte del mondo, così come nel panorama della migrazione interna italiana, tanti uomini in cerca di fortune e di lavoro si sono portati dietro il vino di casa e hanno realizzato vigneti e cantine nei nuovi luoghi di vita. Un tema profondo che si apre anche verso confini internazionali. Ogni autore può inviare al massimo un racconto, dalla lunghezza complessiva tra le 15.000 e le 40.000 battute (spazi compresi), con testi inediti redatti in lingua italiana. Gli elaborati andranno inviati via email entro il 30 aprile 2025 a nepi@cittadelvino.com Una giuria composta da personalità autorevoli designerà le 5 opere vincitrici, quattro provenienti dall’Italia e una proveniente dell’estero. I cinque vincitori riceveranno 4 premi da € 500 e 1 premio internazionale da 500 € con rimborso spese di viaggio all’estero per un massimo di € 1.500 (con possibilità di ampliamento del numero dei premi con eventuali menzioni o altri riconoscimenti).La cerimonia di premiazione si terrà tra fine Settembre e inizio Ottobre nell’ambito della Convention d’Autunno delle Città del Vino che avrà luogo nella zona dei Castelli Romani. La stampa di un’antologia cartacea sarà curata dalla casa editrice Jolly Roger, che si occuperà anche della distribuzione nazionale del libro che nascerà dalla pubblicazione dei racconti selezionati. Questa quinta edizione del concorso è indetta in memoria di Nino D’Antonio, docente universitario di letteratura, scrittore e giornalista, Ambasciatore delle Città del Vino, associazione per la quale nel corso degli anni ha collaborato scrivendo libri, articoli, ritratti di personaggi, storie di territori e di vini con una straordinaria capacità narrativa e una riconosciuta e dotta eloquenza. * * * * * * * * Per maggiori informazioni:Giulia Nepi Tel 0577.353144 / nepi@cittadelvino.com
Due nuovi vini tra le fila del Trasimeno!
Sono le storiche cantine Pucciarella e Carini a presentare i loro ultimi arrivati in famiglia! Agli sgoccioli del 2024, la Cantina Pucciarella svela il suo Profaqula. Il termine Profaqula (/pro ‘fa:kula/ – dal latino _”pro fabula”-), usato nel dialetto e in antichità dagli umbri, significa “racconto”, “favola”. L’idea nasce dal desiderio di creare qualcosa di enologicamente nuovo e originale, ma al tempo stesso legato alla tradizione. Il vitigno scelto è il Merlot, per il suo profilo aromatico morbido e avvolgente, dal colore rosso rubino intenso con tonalità granate derivanti dall’affinamento nelle barriques dove ha riposato per decenni il Vinsanto, vino dalla lunga tradizione nella cantina Pucciarella. Il risultato, unico e originale nella pratica e nella tecnica, è un vino rosso amabile e piacevole, da sorseggiare. Il nuovo progetto in rosso della Cantina Carini si chiama invece Tegolaro Armando.La sua storia nasce nel 2017, questa è la sua prima annata. Il blend di Trasimeno Gamay e Merlot dà vita a un vino ricco e complesso, con aromi di frutta rossa matura, spezie e note vegetali.Dopo 60 mesi di barrique francesi e americane e 24 mesi di affinamento in bottiglia, è ora pronto per farsi conoscere, con un’edizione limitata di 186 magnum numerate che meritano un packaging d’eccezione, una confezione progettata per riflettere l’unicità, la complessità e l’evoluzione di questo vino.Il design elegante e minimalista cattura l’essenza del prodotto. La chiusura in CorTen la rende un oggetto d’arte: così come il vino, anche questo materiale evolve e muta, e ogni pannello è un esemplare che diventerà diverso dagli altri.
Pioggia di Foglie Verdi e Oro al Trasimeno!

La Guida Vini Bio 2025 nasce dalla volontà di valorizzare le scelte ecosostenibili nel mondo del vino, riconoscendo l’importanza dell’agricoltura biologica come percorso di responsabilità verso l’ambiente e le generazioni future. Unica guida nel suo genere, il suo proposito è anche quello di raccogliere e raccontare i prodotti e le esperienze di quanti hanno deciso di intraprende questa strada, valorizzando il legame con il territorio. L’agricoltura biologica, si sa, è una sfida difficile, è una scelta di consapevolezza, etica, lungimiranza, rispetto e qualità. Oggi, anche qui sul Trasimeno, la quasi totalità dei nostri produttori sono coinvolti in questo mondo, spinti da motivazioni di carattere ambientale, sociale e di tutela del consumatore. Il settore del vino biologico in tutta Italia sta vivendo comunque un momento di grande fermento, con oltre 135.000 ettari dedicati alla viticoltura green e un mercato che sfiora i 9 miliardi di euro annui. Con oltre il 21% dei vigneti destinato alla produzione di vino biologico, l’Italia si posiziona sempre più come leader internazionale nel mondo della viticultura sostenibile. Sono dati da non sottovalutare, dato che da molti studi di settore emerge come ben un consumatore su due sceglie etichette bio certificate, dimostrando una crescente sensibilità verso la provenienza delle materie prime, la sicurezza e il rispetto dell’ambiente. processi di lavorazione. Per la realizzazione della Guida, un gruppo di degustatori ha schedato e raccontato i migliori viticoltori biologici, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, consigliando al viaggiatore e al degustatore le bottiglie migliori da stappare, in un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’anima del vino bio italiano.Con oltre 2500 etichette recensite, la guida propone dunque un percorso tra territori eterogenei e storie appassionanti, raccontando le sfide e le soddisfazioni di un’agricoltura sempre più attenta alla tutela dell’ambiente e alla qualità del prodotto finale. Tutti i vini vengono degustati alla cieca e valutati secondo una scala che va da 2 a 5 foglie; un riconoscimento speciale, la Foglia d’Oro, viene assegnato ai vini che si distinguono per eleganza, qualità e specificità. Ecco dunque i nostri vini premiati con Certificati di Eccellenza dalla Guida Bio 2025, atlante nazionale dedicato esclusivamente ai vini derivanti da agricoltura biologica: Complimenti alle nostre Cantine! «Il vino resta sempre un prodotto di culto che accende una gioia vitale e sanguigna, ma la dimensione ecologica del metodo di produzione apre ad una riflessione che va oltre i piaceri che può procurare». [Dalla prefazione di Ettore Prandini]
Olivagando a Magione: un Viaggio nel Cuore dell’Olivicoltura del Trasimeno

Degustazioni, visite ai frantoi, percorsi tra gli olivi, live music, laboratori per bambini e tanto altro. L’Umbria, terra di ulivi e verdi colline, è un luogo dove la tradizione agricola si fonde con la bellezza del paesaggio. Qui, ogni goccia d’olio racconta una storia, quella degli oliveti curati con amore e passione, dei frantoiani che lavorano con dedizione e dei consumatori di portare in tavola le eccellenze locali. Tra i tanti borghi vocati all’olivicoltura della nostra regione, Magione emerge come una vera e propria gemma. Qui, la tradizione olivicola risale a secoli fa e continua a essere tramandata di generazione in generazione. Ma Olivagando è più di un semplice evento dedicato all’olio: è un’esperienza sensoriale a tutto tondo che invita a scoprire i segreti di uno dei prodotti più pregiati della nostra terra e un’opportunità unica per esplorare le meraviglie della produzione olearia attraverso un percorso che attraversa i frantoi e gli uliveti del territorio. Un viaggio che tocca i sensi, invita alla scoperta e alla riflessione sulla connessione tra uomo e natura.Le aziende agricole locali aprono le porte ai visitatori, offrendo tour guidati e degustazioni che permettono di apprezzare non solo il prodotto finito, ma anche il lavoro e la passione che vi stanno dietro. Durante queste visite, gli esperti raccontano le fasi della raccolta delle olive, la molitura e il processo di estrazione dell’olio, svelando le tecniche tradizionali che si uniscono a metodi moderni per garantire un prodotto di alta qualità.Olivagando trasforma dunque Magione in un palcoscenico di sapori, colori e tradizioni. Tra le vie del borgo e delle sue colline, profumi e gusti avvolgenti, dalle note dolci a quelle più piccanti, raccontano storie di una cultura che affonda le radici nei secoli. Il 9 e il 10 Novembre, oltre alle visite nei frantoi e alle degustazioni, il programma di Olivagando prevede numerose altre attività, tra cui tavole rotonde, incontri con esperti del settore e presentazioni relative all’importanza dell’olio extravergine in cucina e nella salute. Non mancano momenti di intrattenimento, come rievocazioni storiche che raccontano la tradizione dell’olio e il suo profondo legame con la comunità locale, percorsi organolettici, trekking tra gli olivi, show cooking, un’estemporanea di pittura, un concorso fotografico e un defilé di moda. Un evento dunque che, oltre ad essere una festa per i sensi, si trasforma in un momento di incontro e condivisione, per celebrare il valore della produzione locale e la sostenibilità, incoraggiando il consumo consapevole. La magia di questo evento risiede proprio nella sua capacità di unire passione, cultura e convivialità. Coniugando tradizione e modernità, ogni anno Olivagando offre sempre nuovi stimoli e scoperte. Non si tratta solo di assaporare un prodotto d’eccellenza, ma anche di comprendere l’importanza di un alimento che ha radici profonde nella tradizione del Lago Trasimeno. Una tradizione che è divenuta oggi, grazie apassaggi generazionali di famiglie, produttori, professionisti, semplici amatori o intenditori, un’economia sempre più importante per il territorio, con una DOP che proprio nel lago vede individuata una delle sue sezioni, denominata “Colli del Trasimeno”, caratterizzata dalla cultivar autoctona Dolce Agogia. Leggi qui tutto il programma dettagliato dell’evento.
Lo Zafferano
Crocus Sativus è il nome scientifico, ma tutti lo conoscono come Za’faran, in arabo “splendore del sole”. Il bellissimo giovane Croco si innamorò della ninfa Smilace, a sua volta amata dal dio Hermes. Infuriato, il dio lo trasformò in fiore. Così, per gli antichi greci nacque il Crocus Sativus, il bel fiore color viola dal cui pistillo si ricava lo zafferano. A buon diritto, lo zafferano fa parte dei prodotti tipici dell’Umbria come il farro, le lenticchie o l’olio extravergine d’oliva. È una spezia molto costosa perché la sua lavorazione è quasi esclusivamente manuale: dalla raccolta dei fiori, nelle prime ore del mattino, quando sono ancora chiusi (la luce intensa potrebbe alterarne le caratteristiche organolettiche), alla separazione degli stimmi (filamenti rossi), alla loro essiccatura su brace a legna. Ogni fiore non possiede più di 3-5 stimmi, perciò occorrono circa 200 fiori per ottenere un grammo di zafferano. Originaria dell’Asia Minore e nota fin dall’antichità, questa varietà di crocus deve la sua fama tanto alle sue qualità tintorie (utilizzate da grandi pittori, come il Perugino) quanto alle sue proprietà cosmetiche (si narra che Alessandro Magno ci si lavasse i capelli per mantenerne la lucentezza), aromatizzanti, digestive e farmacologiche (Ippocrate la ritiene valida contro i reumatismi, la gotta e il mal di denti).Notizie sulla sua coltivazione e sul suo uso in Umbria si hanno fin dal XV-XVI secolo. È in questo periodo che Cascia si impone come uno dei centri più attivi nel commercio di questa spezia, usata prevalentemente nella colorazione delle vesti e nella preparazione di unguenti e profumi. Alla fine del XVII secolo la sua coltivazione è stata pressoché abbandonata e solo da pochi anni alcuni volenterosi agricoltori ne hanno ripreso la produzione. Consigli sull’abbinamento: lo zafferano si abbina alle carni di capretto, ai pani della tradizione, a paste a base di ortaggi freschi e uova e viene ben accompagnato da vini bianchi strutturati, preferibilmente affinati in legno. Metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura
È nata CarTES, la Carta per il Turista Enogastronomico Sostenibile: una progettualità condivisa per saper fare turismo in modo responsabile

Fin dal 2017, ossia dal momento della sua fondazione, la Strada del Vino Colli del Trasimeno fa parte della Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori d’Italia. Proprio insieme alla nostra Federazione nazionale, è stato recentemente posto un nuovo importante tassello nel settore dell’enoturismo, la cui presentazione ufficiale si è tenuta lo scorso 9 Ottobre – in occasione dell’ultimo TTG Travel Experience 2024 di Rimini (manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale) – presso lo stand della Regione Umbria, nell’ambito di un convegno dal titolo “Turismo agricolo come strumento identitario e rigenerativo: entrare nella verità dei luoghi per uno sviluppo equilibrato nello spazio e nel tempo.” Tutte le Strade del Vino italiane sono infatti partner del progetto CarTES (Carta del turista enogastronomico sostenibile), uno strumento concreto che ha lo scopo di fornire al turista un vademecum per vivere esperienze enogastronomiche nel rispetto dell’ambiente, della cultura e delle comunità locali. Per realizzare CarTES, il primo documento che propone una vacanza nazionale green destinata a sostenere le comunità dei territori visitati, hanno collaborato ben otto organizzazioni: oltre a noi, come Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori appunto, il progetto è stato sottoscritto dall’Associazione del Turismo Enogastronomico, dalle Associazioni Nazionali Città del Vino e Città dell’Olio, da Iter Vitis (Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa), da Terranostra-Coldiretti, UNPLI e i Distretti del Cibo italiani. Un vero e proprio progetto di rete, dunque, uno sforzo corale in cui tutti i soggetti coinvolti sposano la causa e il valore dell’iniziativa con un unico grande obiettivo: contribuire a promuovere il turismo sostenibile e a valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano. Si tratta di un’iniziativa inedita a livello globale, che vede CarTES destinato a diventare un progetto pilota per l’applicazione su larga scala a livello europeo. Perché CarTES? In un mondo con risorse limitate, dove si consuma più di quanto è effettivamente disponibile, adottare un approccio sostenibile quando si viaggia non è più una scelta. È una necessità. Le sempre più frequenti campagne di sensibilizzazione e l’attenzione mediatica hanno certamente contributo ad accrescere la sensibilità verso questo tema. Nonostante ciò, i turisti tendono a dimostrarsi nei fatti meno sostenibili rispetto alle intenzioni poiché non adeguatamente informati, stimolati e supportati in modo semplice e trasparente.La necessità della CarTES nasce dunque dalla consapevolezza che l’impatto dei turisti sull’ambiente è, in media, tre volte superiore a quello generato dai residenti, una forbice che tende ad allargarsi soprattutto nelle destinazioni dei Paesi emergenti. L’esigenza diventa ancora più urgente in tema di turismo enogastronomico, dove la sostenibilità è un driver sempre più importante nella scelta di viaggi ed attività esperienziali: ben 1 turista su 2 desidera trovare proposte green, in primis degustazioni, pranzi e/o cene a base solo di prodotti locali. Il messaggio forte che si vuole rivolgere ai viaggiatori e agli appassionati di enogastronomia di tutto il mondo è la codifica di buone norme e la sensibilizzazione verso comportamenti e abitudini turistiche responsabili. Una rete di consapevolezza e collaborazione: a chi si rivolge CarTES Un approccio che stimola anche il dialogo tra le varie componenti dell’offerta turistica, nel favorire la costruzione di pacchetti e itinerari tematici che promuovano esperienze autentiche e rispettose del patrimonio culturale e naturale, per una ricaduta positiva sull’intero comparto agroalimentare e vitivinicolo. CarTES è una guida che si rivolge quindi a tutti, viaggiatori, appassionati, produttori o operatori, attenti alle tendenze in atto e alla condivisione di buone pratiche; un primo strumento per trasformare questo interesse in comportamenti concreti in grado di generare benefici duraturi e diffusi, fornendo indicazioni e suggerimenti pratici e risposte a domande quali, ad esempio, come orientarsi nella scelta tra destinazioni certificate green, in che modo è possibile calcolare l’impronta ecologica individuale, o perché adottare un regime alimentare più sano. Non è solo una mera semplice lista di buone pratiche che si dovrebbero adottare prima, durante e dopo il viaggio, ma un vero e proprio strumento che educa, promuove e stimola comportamenti sostenibili spiegandone le ragioni. La campagna di comunicazione congiunta e a raggio internazionale A breve, inizierà la fase di lancio della prima campagna di comunicazione condivisa da tutti i principali attori del turismo enogastronomico italiano.CarTES sarà diffusa in 24 Paesi europei aderenti all’Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa e tradotta nelle lingue locali per garantirne la massima accessibilità. A partire dal 18 Ottobre 2024, le aree pilota saranno Grecia, Erzegovina e Moldova, per poi passare ad una seconda fase più incisiva che amplierà ulteriormente la portata del progetto.Parallelamente, è previsto il lancio di una campagna di comunicazione per promuovere le diverse tipologie di esperienze enogastronomiche da vivere sostenibilmente. Questa iniziativa rappresenta solo un primo tassello, un primo step di un percorso più ampio mirato alla creazione di una rete di consapevolezza e collaborazione che coinvolga l’intero comparto agroalimentare e vitivinicolo italiano, dall’essere un’eccellenza in termini produttivi e sostenibili, a divenire un riferimento nell’ambito turistico grazie alla diffusione di buone pratiche e modelli di comportamento virtuosi.Vi sarà un secondo step in primavera con il lancio di un concorso volto a premiare i turisti che adottano comportamenti sostenibili nel turismo enogastronomico. È prevista anche la realizzazione di un tool rivolto a città ad aziende per valutare il proprio livello di sostenibilità e scegliere la migliore certificazione in base ai propri bisogni tra quelle esistenti a livello europeo. La strategia di comunicazione fa perno sul sito internet www.turistaenogastronomicosostenibile.it e sulle pagine dei principali social media (Facebook, Instagram e Linkedin). Il vero punto di forza è l’approccio partecipativo, sfruttando tutti i canali degli attori coinvolti che in primis offriranno il palcoscenico delle pagine dei propri social media, visibilità sui loro siti istituzionali (come stiamo facendo noi, in questo caso) e spazi fisici e virtuali attraverso i quali presidiano i territori, direttamente e attraverso le aziende associate. Considerando tutto questo come un unico circuito che lavora in modo coordinato, l’impatto e le opportunità di visibilità sono davvero notevoli, dato il “potere di fuoco” della cassa di risonanza congiunta dei tanti soggetti coinvolti. Il successo dell’iniziativa, e in un
I premi ai migliori vini di Corciano Castello diVino 2024

È un verdetto sempre molto atteso, quello che ogni anno a Corciano Castello DiVino decreta i migliori vini del Trasimeno tra quelli proposti dalle cantine partecipanti all’evento, in un percorso sensoriale itinerante tra i suggestivi vicoli del borgo che promuove e valorizza la qualità delle nostre eccellenze vitivinicole. I premi 2024 ai vini in concorso sono stati assegnati, sulla base di una degustazione bendata, da una giuria tecnica composta da Maurizio Dante Filippi (Wine expert, comunicatore e Miglior Sommelier AIS d’Italia 2016), Alessandra Piubello (Responsabile Umbria della Guida Veronelli) e Francesca Granelli (Sommelier e giornalista), mentre la giuria popolare dei tanti winelovers partecipanti ai tre giorni dell’evento ha decretato il premio alla miglior cantina partecipante. Ed ecco dunque il podio per ogni categoria, tra ottime riconferme e piacevoli new entries: Miglior Bollicina: 1) Futura della Cantina Madrevite: un primo posto che riconferma la qualità e l’eccellenza di questo Spumante a base di Trebbiano Spoletino prodotto con Metodo Ancestrale. Un Brut Nature fresco, profondo e cremoso, dal perlage fine e persistente. Un vino iconico con note di frutta bianca e lieviti, che ben si presta ad abbinamenti con preparazioni a base di pesce e carni bianche. Un’etichetta ispirata al Futurismo, un inno alle innovazioni e al dinamismo.2) Ca’ de Sass della Cantina Pucciarella: uno Spumante Metodo Classico 100% da uve Chardonnay, con profumi fragranti di frutta matura e dal sapore fresco, armonico ed intenso. Un’attesa sempre molto lunga per ottenere uno spumante sorprendente, elegante e dal perlage finissimo, senza dubbio uno dei prodotti di punta dell’azienda.3) Lenouri della Cantina Coldibetto: Raffaele continua a sorprendere con il Metodo Ancestrale per uno Chardonnay vivo e frizzante, con lieviti indigeni che conferiscono profumi vegetali e fruttati in continua evoluzione. Una bolla delicata ma persistente, dagli inconfondibili sentori di frutta tropicale, come ananas e mango, ideale per l’aperitivo e per accompagnare taglieri di salumi e formaggi. Miglior Rosso: 1) Fontinius dell’Agricola Casaioli: Giacomo riconferma sul podio (per il secondo anno consecutivo) il suo Gamay in purezza dai profumi intensi di frutta rossa matura e marasca, con sfumature speziate ed elegante boisé vanigliato. Un grande rosso umbro affinato in legno, versatile negli abbinamenti e ideale anche da meditazione degustato con un pezzetto di cioccolato fondente.2) Rosso Principe della Cantina Nofrini: già premiato in passato, come altre etichette della Strada del Vino Trasimeno, anche al concorso internazionale Grenaches du Monde, il Gamay in purezza di Simone Nofrini si presenta intenso all’olfatto, con note di ribes nero, amarena e frutti di bosco. Equilibrato e ricco di sapore, si apre ancora a frutti rossi e a confettura di prugna. Ottimo con salumi, formaggi e arrosti di carni.3) Giovanotto della Cantina Montemelino: ultimo nato in casa Etten/Cantarelli, è un altro Trasimeno Gamay in purezza dai profumi di frutti rossi, pera e liquirizia. Fragrante e vivace al palato, vinifica in vasche in cemento. Miglior Rosé: 1) Martavello della Cantina del Trasimeno Duca della Corgna: un rosato ottenuto ancora una volta da uve 100% Trasimeno Gamay, dal colore rosa brillante con leggere sfumature violacee. Profumi intensi di rosa e frutti rossi, con una delicata presenza di spezie mediterranee. Un rosé dal sapore fresco, minerale, sapido e persistente. 2) SB83 della Cantina Poggio Santa Maria: un Sangiovese DOC con delicate note di fragola, prugna, marasca, rosmarino, salvia e pepe rosa. In bocca risulta sapido e fresco, per un ottimo abbinamento con sughi di pesce di lago e carne di maiale. Un nome particolare per un rosato intitolato a Silvia, compagna di Massimiliano Marchetti, fondatore dell’azienda.3) La Bisbetica della Cantina Madrevite: dal colore cerasuolo brillante, questo Trasimeno Gamay cattura per i suoi profumi floreali e fruttati di lampone, pompelmo rosa e fragola. Sapido, intenso e persistente, è un classico per un aperitivo in riva al Lago Trasimeno. Miglior Bianco: 1) Grechetto della Cantina Montemelino: un vino di ottima struttura che esprime a pieno tutto il potenziale enologico di un grande vitigno a bacca bianca tradizionale dell’Umbria. Con le sue note fruttate fini ed eleganti e un finale ammandorlato, si presta all’abbinamento con piatti elaborati e dal gusto deciso.2) Pratolungo della Cantina Morami: blend di Grechetto e Viognier, è un bianco dal colore dorato vivace. Di buona intensità al naso, esprime la complessità di fiori gialli, agrumi, pesche e richiami minerali. Al gusto è ampio e potente, con un tenore alcolico che ben si integra con freschezza e sapidità. Con la sua piacevole persistenza, è molto versatile negli abbinamenti, come ad esempio con primi di pesce, verdure al forno, coniglio in porchetta e galantina di pollo. 3) Poggio Canneto della Cantina Carini: un “must sempreverde” ottenuto con un blend di Chardonnay e Pinot Bianco. Dal profumo ricco e ampio, con note floreali, di frutta bianca e miele di acacia, ha un sapore secco, armonico ed elegante. Un bianco fine e complesso ideale da abbinare a torte rustiche di verdure, preparazioni a base di pesce nobile e carni bianche. Premio come Miglior cantina partecipante 2024 assegnato dalla giuria popolare alla Cantina Poggio Santa Maria. Tra degustazioni guidate, piatti tipici in taverna, street food, arte, musica, masterclass tematiche, convegni, sport e iniziative benefiche, Corciano è stato dunque il salotto buono del weekend per mettere in mostra le migliori etichette del Lago Trasimeno. L’atmosfera coinvolgente di uno dei nostri Borghi più belli d’Italia, riconosciuto peraltro come Destinazione Europea d’Eccellenza, ha fatto ancora una volta da cornice perfetta ad una delle manifestazioni più importanti del panorama regionale in ambito enoturistico. Facebook Twitter LinkedIn WhatsApp
Tre Bicchieri del Gambero Rosso sbarcano al Trasimeno! Due delle nostre Cantine insignite del prestigioso premio per il 2025

Ogni appassionato di vino ha sentito in qualche modo parlare dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Si tratta infatti di un riconoscimento molto prestigioso, il massimo della valutazione per i vini italiani e un vero e proprio passaporto per la qualità e l’eccellenza nel mondo del vino.Va ricordato che il Gambero Rosso è una delle guide vinicole più rispettate non solo in Italia, ma anche a livello internazionale. Nata nel 1986, si è guadagnata una reputazione solida e autorevole facendo tesoro di anni di esperienza nel settore enogastronomico. Sono migliaia i vini che ogni anno vengono valutati da esperti sommelier e assaggiatori professionisti, ma solo i migliori riescono a strappare il famoso punteggio dei Tre Bicchieri. E la scorsa settimana, due premi di questa levatura sono sbarcati al Lago Trasimeno!Per l’anno 2025 infatti, tra i 17 vini che in tutta l’Umbria l’hanno appena ricevuto, 2 fanno parte della nostra Strada del Vino: il Cos’A 2022 della Cantina Madrevite e il Poggio Petroso 2021 di Duca della Corgna, due interpretazioni ricche ed intense del Trasimeno Gamay. Per i nostri produttori del Trasimeno, ricevere i Tre Bicchieri è un po’ come ricevere un Oscar. Significa che il loro lavoro, la passione e le ore trascorse tra vigne e cantine sono stati riconosciuti e apprezzati a livello nazionale e oltre. Un premio che può catapultare un vino nella lista dei desideri degli appassionati, aumentando di pari passo la visibilità e la promozione anche del territorio da cui proviene. Un perfetto connubio insomma tra la messa in luce del patrimonio vitivinicolo lacustre e la valorizzazione dell’ambiente locale.Dall’altra parte, per gli amanti del vino, il premio Tre Bicchieri offre una sorta di “carta di identità” di qualità. Che al Trasimeno di certo non manca. Due importanti nuovi riconoscimenti che premiano quindi non solo i produttori, ma aiutano anche i consumatori a fare scelte più informate, spingendoli a conoscere le peculiarità dei nostri vini e ciò che rende unica ogni bottiglia prodotta intorno al Lago Trasimeno. Tre Bicchieri come simboli di eccellenza per tutto il panorama vinicolo del Trasimeno, dunque. Una garanzia di qualità sulle nostre etichette, che hanno dietro un mondo di passione, competenza e storia da scoprire e gustare! Cheers! 🍷
La Pesca Tradizionale del Lago Trasimeno diventa Presidio Slow Food

Il Trasimeno è il lago più antico d’Italia e il quarto per estensione. Un lago laminare, con una profondità massima di soli 6 metri. Qui, i pescatori portano avanti una pesca di cattura in modo passivo e sostenibile: le reti vengono lasciate immerse in acqua ad aspettare il pesce. È così possibile tutelare la biodiversità senza danneggiare le risorse ittiche locali. La pesca tradizionale del Lago Trasimeno entra a far parte dei Presìdi Slow Food dell’Umbria. Praticata da quasi tremila anni, si distingue per il suo approccio altamente sostenibile e mai aggressivo, rispettoso dell’intero ecosistema.Si tratta di una pesca passiva: i pescatori stendono le reti e attendono che il pesce, muovendosi, rimanga imprigionato nelle maglie. Funziona così da tremila anni, da quando l’uomo ha cominciato ad abitare le coste del lago.In quanto pesca di attesa, risulta anche altamente sostenibile: è pressoché impossibile che l’attività si intensifichi al punto da intaccare le riserve di pesce nel lago. Per lo stesso motivo, però, è anche fortemente imprevedibile, in quanto non è possibile stabilire quotidianamente di quali pesci si potranno rifornire i ristoranti, i negozi o le altre pescherie. Se, da un lato, questo rappresenta un ostacolo economico, dall’altro nasconde un vantaggio: quello di non rischiare di mettere in crisi gli stock ittici. A dispetto di una profondità mai superiore ai 6 metri, il Trasimeno abbonda di specie pregiate. I protagonisti sono il Persico reale, la carpa, il pesce gatto, latterino, la tinca, il persico-trota, l’anguilla e il capitone, tutte specie ittiche comprese nel disciplinare che regola il Presidio Slow Food.L’opportunità di diventare Presidio Slow Food arriva in un momento storico importante, in cui il mestiere del pescatore deve coniugare tradizione e innovazione, buone pratiche e sostenibilità economica.Fare economia tenendo a mente le generazioni future è un altro tassello verso la giusta condivisione di strategie comuni a salvaguardia dell’ambiente, per preservare l’immagine lasciata in eredità da chi ha dedicato la propria vita al lago. Ad oggi, sono una cinquantina i pescatori professionisti attivi aderenti alle due cooperative del Trasimeno, ma va evidenziato come negli ultimi tempi l’età media si sia abbassata di molto, merito dei tanti giovani che recentemente si sono avvicinati al mondo della pesca. Cosa farà Slow Food Proprio l’adesione di nuovi giovani pescatori ha ridato entusiasmo e motivazione a raccontare e promuovere la conoscenza del pesce di lago nel territorio. E Slow Food sostiene il loro impegno e il loro sforzo. Guardando al futuro, il riconoscimento come Presidio potrà inserirsi bene anche nel progetto di tutela dell’ecosistema lago, inteso sia dal punto di vista ambientale sia come risorsa per chi vive nei borghi rivieraschi. La cooperazione tra gli istituti alberghieri della regione e i cuochi della rete di osterie di Slow Food sarà uno strumento per ridare nuova veste e nuova linfa anche alle ricette tradizionali, per riproporle andando incontro al gusto moderno; è questo un aspetto di fondamentale importanza, poiché un progetto che nasce dalla storia millenaria del lago avrà un futuro solo se i giovani saranno coinvolti da protagonisti: non sarà solo raccontare loro come si faceva e come si fa, ma ascoltare il loro punto di vista per lavorare insieme sulla giusta riproposizione dei gusti di questi prodotti straordinari e ricchi di prospettive. Slow Food Umbria contribuirà dunque a valorizzare le ricette legate al pescato, non sempre di facile esecuzione, ma di sicuro gradimento per il consumatore e per il turista. I ragazzi potranno mettersi alla prova confrontandosi direttamente con i pescatori e i professionisti della ristorazione lacustre, per ricambiare quanto impareranno dalle generazioni che li hanno preceduti. Travel Tips: Per conoscere a fondo la storia e le tradizioni, il Museo della Pesca di San Feliciano propone un ricchissimo percorso espositivo che, con il suo approccio multidisciplinare, racconta la realtà naturale e antropica di tutto il lago. Entrare in questo museo significa per il visitatore perdere la sua abituale cognizione di abitante della terra ed immergersi nel mondo fluido dell’acqua, seguendo passo dopo passo una storia affascinante e poco nota, per comprendere la grandiosità e i messaggi che vengono da tradizioni, consuetudini, saperi e saggezza popolare.